2. DDoS: cosa sono?
Partiamo dalla sua definizione, ovvero “Distributed Denial of Service”, quindi un tentativo ostile di bloccare il normale accesso a un server, servizio o rete rendendolo quindi inutilizzabile. Questo genere di attacco consiste principalmente nell’intasare di “richieste” un server mettendo di fatto offline un sito o un servizio, poiché non sono programmati per accogliere una tale quantità di richieste. Un esempio pratico, se un sito web è stato progettato per poter gestire 100.000 accessi in un giorno, l’attacco DDoS sovraccaricherà il sistema con richieste di 200.000 accessi bloccando di fatto tutto.
Usato ai suoi albori dai cosiddetti hacktivisti per protestare contro aziende multinazionali, governi o servizi, ora viene usato per estorcere denaro o informazioni, prendendo in “ostaggio” i server. Vista la sua eterogeneità, contrastare un attacco DDoS risulta difficile e difficoltoso.
Ne esistono principalmente di 3 tipi:
- Attacco Volumetrico: quello più classico basato sulla congestione di una rete con una notevole quantità di pacchetti di traffico;
- Attacco al Protocollo: questo genere di attacco mira a sovraccaricare la capacità di una rete o di un firewall fino a mandare in tilt il sistema:
- Attacco Applicativo: è probabilmente uno degli attacchi più sofisticati, poiché è in grado di prendere di mira solo applicativi web specifici ma senza inficiare l’intera rete. Quindi un attacco più mirato e più difficile da prevenire.
Oltre a questi, che sono i più usati, esistono altre tipologie di attacco DDoS, che fanno sempre capo alle tre categorie citate prima, specializzati e diversi a seconda del tipo di bersaglio e di tecnologia usata.
Attenzione
Il tuo commento potrebbe contere parole non consentite.
Sarà sottoposto a moderazione prima della pubblicazione.