Le esigenze legate alla situazione pandemica hanno costretto scuole e università a ricorrere a forme alternative di educazione, come la didattica a distanza. Eppure è stata anche l'occasione per avvicinare il mondo della scuola alle nuove tecnologie digitali, mettendo in risalto opportunità e potenzialità di un modo diverso di pensare all'educazione.
Per il grande filosofo tedesco Hegel la conoscenza si muove attraverso tre momenti: la tesi, l'antitesi e la sintesi. Semplificando, potremmo dire che il primo momento afferma qualcosa, il secondo si oppone al primo, mentre il terzo trova una via di mezzo, arricchendosi dei contributi dell'uno e dell'altro.
Ma perché citare un filosofo tedesco per parlare di Smart Education? Ebbene, il principio appena espresso (chiamato anche triade hegeliana) può essere applicato in moltissimi ambiti e sembra indicare una strada da percorrere nel complicato panorama della didattica odierna.
Spieghiamoci meglio. Potremmo dire che la didattica classica (in presenza) corrisponde al momento iniziale della tesi, mentre il periodo vissuto durante la pandemia, vale a dire quello della didattica a distanza, rappresenta l'antitesi.
La didattica a distanza ha mostrato in modo chiaro i suoi limiti: l'esperienza di contatto diretto e dal vivo fra studenti e insegnanti (ma anche fra gli stessi studenti) si è rivelata tanto importante quanto l'insegnamento stesso, soprattutto per le scuole primarie, dove la socialità è parte integrante dell'apprendimento.
Arriviamo quindi (per seguire il ragionamento da cui siamo partiti) al momento della sintesi, nel quale si fanno convivere gli insegnamenti e i contributi portati sia dalla tesi che dalla antitesi. Ciò significa una scuola che dia la priorità alla didattica in presenza, sfruttando però le nuove tecnologie digitali per rendere l'esperienza scolastica più interattiva, dinamica ed efficace.
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