Le minacce alla sicurezza nel mondo e in Italia
L’utilizzo delle tecnologie digitali sta diventando sempre più pervasivo in tutte le organizzazioni, di ogni settore e dimensione. L’efficacia delle attività di aziende e istituzioni pubbliche oggi dipende fortemente dall’abilità nel comunicare con i propri clienti e utenti nonché dalla condivisione di dati ed informazioni con partner e fornitori, lungo supply chain che – soprattutto per le imprese manifatturiere – sono sempre più globali ed interconnesse. Lo scoppio della pandemia da Covid-19 e le conseguenti misure di lockdown e di distanziamento sociale hanno reso ancor più critici questi elementi.
L’impossibilità di avere scambi fisici ha reso essenziale il potenziamento degli incontri virtuali e, quindi di comunicazioni digitali abilitanti, anche nell’ambito della vita lavorativa di tutti i giorni. Nel mese di luglio, secondo un’indagine di Eurofound (European Foundation for the Improvement of Living and Working Conditions), nell’Unione Europea gli individui che hanno fatto delle loro abitazioni il proprio ufficio rappresentavano il 45% della popolazione in età da lavoro, superiore ai 18 anni.
Questa percentuale ha raggiunto picchi considerevoli in Belgio, Danimarca, Irlanda, Italia, Portogallo e Spagna. Nel mondo i colossi della rete e una gran parte delle multinazionali di diversi settori, hanno annunciato il proseguimento delle iniziative di smart working fino ad almeno buona parte del 2021.
I tantissimi dipendenti che lavorano da casa in numerose occasioni lo hanno fatto rimanendo al di fuori dei sistemi di sicurezza delle loro aziende, laddove disponibili. Ciò ha portato a una moltiplicazione delle minacce alla sicurezza rafforzate anche dai tanti canali social e dall’aumento dei cosiddetti gig worker, lavoratori su piattaforme digitali, che stanno determinando la nascita di reti complesse dove proliferano potenziali punti di cyber-attacchi.
A queste minacce si aggiungono le vulnerabilità derivanti dall’adozione delle nuove tecnologie digitali, come ad esempio soluzioni di intelligenza artificiale, sistemi interconnessi basati su piattaforme IoT e soluzioni cloud ibride, che devono necessariamente essere integrate con i sistemi legacy che risiedono sulle reti aziendali.
Al crescere dei pericoli in ambito sicurezza, aumenta anche la complessità della loro gestione: per poter tenere sotto controllo la sicurezza e provarlo, aziende ed enti devono essere compliant ad una gamma sempre più ampia di regolamentazioni e norme.
Questo scenario trova riscontro puntuale anche a livello italiano. Da un’indagine svolta recentemente da NetConsulting cube su un campione di oltre 50 aziende di medio-grandi dimensioni, emerge come i principali elementi di vulnerabilità derivino proprio dal comportamento incurante e inconsapevole dei dipendenti e dall’utilizzo di un’ampia gamma di endpoint (pc, smartphone, tablet) che determina un aumento dei possibili punti di attacco.
Meno frequenti sono i fattori di vulnerabilità che derivano dagli accessi al Web e ai social media, dall’adozione di piattaforme IoT e di soluzioni cloud, che sono evidentemente caratterizzati da un buon grado di sicurezza, tipicamente embedded nelle soluzioni in uso. L’utilizzo di soluzioni di sicurezza obsolete rappresenta una situazione molto poco frequente all’interno del panel.
In linea con gli elementi di vulnerabilità più importanti, ad oggi, i principali vettori di infezione sono posta elettronica e pc/laptop, ovvero gli strumenti che vengono più utilizzati dal personale interno anche in logica di lavoro da remoto. Più trascurabile è il rischio derivante dalla presenza di connessioni pubbliche e/o private con gli attori aziendali, l’utilizzo di reti Wifi e l’adozione di tecnologia IoT e Cloud.
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